Fichi d’India

Ultimo aggiornamento: 09/02/2024

Il fico d’india (Opuntia ficus-indica), è una pianta di cactus commestibile che cresce nelle regioni aride e semi-aride del Mediterraneo (Calabria, Puglia e Sicilia in primis), Nord Africa, Messico, America Latina e Medio Oriente. La pianta, caratterizzata da foglie larghe e piatte (denominate pale) ricoperte di spine acuminate, nei mesi estivi dà vita a fiori colorati che si trasformano in frutti di colore giallo-arancio e dalla forma tonda o allungata (dal peso medio di 200-250 grammi), golosissimi, la cui raccolta avviene prevalentemente durante le prime ore del mattino, quando le aureole di spine sono ancora racchiuse e il rischio di pungersi è più basso.

In alcune cucine, ad esempio quella messicana, le tenere foglie della pianta, ricche di pectina, mucillagini ed emicellulosa, vengono proposte bollite o grigliate, il loro sapore si avvicina a un misto tra asparagi e fagiolini. Sempre in Messico, la medicina popolare impiega la polpa e il succo del fico d’India per far fronte a ferite della pelle, gonfiore dello stomaco, problemi digestivi (aiutando la peristalsi intestinali e contrastando il problema della stitichezza) e infezioni del tratto urinario, il frutto infatti incentiva la diuresi e diminuisce il rischio di calcoli renali. Gli estratti delle foglie vengono anche impiegate per produrre succhi, sciroppi e marmellate, mentre il gel da esse estratto viene impiegato come cosmetico e agente con proprietà cicatrizzanti e disinfettanti.

Fico d’India. Le proprietà avvalorate dalla scienza

Secondo la Mayo Foundation for Medical Education and Research, studi preliminari indicano che in pazienti affetti di diabete di tipo 2 l’estratto di fico d’India può essere utile per abbassare i livelli di glucosio nel sangue; la fibra e la pectina in esso presenti sembrano limitare l’assorbimento dello zucchero a livello dello stomaco e dell’intestino. In altre ricerche, l’estratto di fico d’india sembra invece alleviare gli effetti di una sbornia: una ricerca svolta presso il Tulane Health Sciences Center di New Orleans ha analizzato con cura questo aspetto reclutando 55 soggetti.

Nei test si è effettivamente scoperto che l’assunzione di un integratore con estratti di fico d’India ha alleviato i classici sintomi di nausea, secchezza delle fauci e mancanza di appetito dovuto all’eccessivo consumo di alcol, merito probabilmente della capacità antinfiammatorie del composto.

Uno studio condotto in Germania ha studiato la capacità delle fibre contenute nel fico d’India di legarsi ai grassi, quindi di favorirne l’espulsione; proprio per questa loro caratteristica i fichi d’India sono spesso inseriti nelle diete perdi perso.

Fichi d’India. Controindicazioni

Così come per qualunque altro cibo che inserisce nella propria dieta, è consigliabile chiedere sempre un parere medico. I fichi d’India sono banditi a chi soffre di diverticoli. In alcuni soggetti possono far insorgere lieve diarrea, aumento del volume delle feci, nausea o gonfiore addominale.

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