Il caffè è una delle bevande più consumate al mondo – si stima che se ne consumino 2,25 miliardi di tazze ogni giorno – ma sapevi che i chicchi di caffè che gusti ogni mattina potrebbero avere 600.000 anni? Utilizzando i geni delle piante di caffè provenienti da tutto il mondo, alcuni ricercatori sono stati in grado di tracciare una sorta di albero genealogico per la varietà di caffè più diffusa al mondo, conosciuta come miscela arabica, amata per il suo gusto morbido e relativamente dolce, e che ad oggi rappresenta il 60-70% del mercato globale del caffè.
I ricercatori, con l’obiettivo di approfondire la conoscenza delle piante per proteggerle meglio dai parassiti – malattie come la ruggine delle foglie del caffè causano perdite per miliardi di dollari ogni anno – e dai cambiamenti climatici, hanno scoperto che questa specie è frutto di un’ibridazione naturale tra due altre specie di caffè (Coffea canephora e Coffea eugenioides), accoppiamento stimato tra 610.000 e un milione di anni fa e avvenuto nelle foreste dell’Etiopia. Pare la pianta sia stata inizialmente coltivata da popolazioni dell’Etiopia e dello Yemen, per poi diffondersi in tutto il mondo. Questa specie di caffè, quindi, potrebbe essere più antica della nostra specie Homo sapiens, nata in Africa circa 300.000 anni fa.
Lo studio ha visto coinvolti alcuni ricercatori della Nestlé, che possiede diversi marchi di caffè, tra questi Patrick Descombes, esperto senior di genomica. “L’Arabica è una delle principali colture di base del mondo, e occupa gran parte delle economie agricole dei paesi in cui viene coltivata”, ha affermato il biologo Victor Albert dell’Università di Buffalo a New York, uno dei leader del studio pubblicato questa settimana sulla rivista Nature Genetics.
La popolazione della pianta di caffè arabica ha subito variazioni nel corso di migliaia di anni prima che gli esseri umani iniziassero a coltivarla, prosperando durante i periodi caldi e umidi e soffrendo durante quelli secchi. Questi tempi difficili hanno causato ciò che viene definito un “collo di bottiglia” nella popolazione, durante il quale sopravviveva solo un numero limitato di piante con una similitudine genetica.
Gli studiosi hanno esaminato la composizione genetica di una varietà di arabica resistente alla ruggine delle foglie del caffè, individuando sezioni del suo codice genetico che potrebbero contribuire alla protezione della pianta. La ricerca “apre la strada a nuovi approcci di selezione del caffè, che alla fine porteranno allo sviluppo di nuove varietà con una migliore resistenza alle malattie, ai cambiamenti climatici e con nuove qualità di tazza (sapore)”, ha affermato Descombes.