Un team di ricercatori giapponesi, guidato dal professor Katsu Takahashi del Medical Research Institute Kitano Hospital di Osaka, ha avviato una sperimentazione clinica su un farmaco innovativo in grado di stimolare la ricrescita dei denti umani. Questo trattamento potrebbe rivoluzionare la gestione della perdita dentale, offrendo una soluzione meno invasiva e più naturale rispetto alle attuali opzioni protesiche. In particolare, potrebbe rappresentare una speranza per coloro che soffrono di agenesia dentale o hanno perso denti a causa di traumi o malattie. Ne avevamo già parlato qui e ora è arrivato il momento di partire con la sperimentazione clinica.
Come funziona il farmaco?
Il farmaco agisce disattivando una proteina denominata USAG-1, la quale inibisce naturalmente lo sviluppo dei denti. Bloccando questa proteina, il trattamento mira a risvegliare una terza serie di gemme dentali latenti presenti nelle gengive umane, promuovendo così la crescita di nuovi denti. La sperimentazione clinica è stata avviata a ottobre 2024 presso il Kyoto University Hospital e si articolerà in diverse fasi:
Fase 1 (Settembre 2024 – Agosto 2025): coinvolgerà 30 adulti sani di età compresa tra 30 e 64 anni, ciascuno con almeno un dente molare mancante. L’obiettivo principale è valutare la sicurezza del farmaco somministrato per via endovenosa.
Fase Successiva: prevista per bambini di età compresa tra 2 e 7 anni affetti da agenesia dentale, una condizione congenita caratterizzata dall’assenza di almeno quattro denti. Questa fase mirerà a valutare l’efficacia del trattamento nel promuovere la crescita di nuovi denti in pazienti pediatrici.
I risultati preclinici sono davvero promettenti
Studi preclinici condotti su topi e furetti hanno mostrato risultati promettenti, con la ricrescita di denti in seguito al trattamento con l’anticorpo monoclonale che inibisce USAG-1. Questi risultati hanno posto le basi per l’attuale sperimentazione sull’uomo. Se le sperimentazioni cliniche confermeranno la sicurezza e l’efficacia del farmaco, si prevede che potrebbe essere disponibile per l’uso clinico entro il 2030. Questo rappresenterebbe una svolta significativa nel campo dell’odontoiatria, offrendo una soluzione naturale alla perdita dei denti senza ricorrere a protesi o impianti.
Nonostante l’entusiasmo suscitato da questa innovazione, alcuni esperti invitano alla cautela. La dottoressa Chengfei Zhang, professore di Endodonzia all’Università di Hong Kong, ha dichiarato che l’idea di gemme dentali latenti negli esseri umani è rivoluzionaria ma controversa, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per confermare l’efficacia e la sicurezza del trattamento.