Colm Tóibín torna con Long Island (Einaudi – 14 gennaio 2025), il seguito del suo acclamato romanzo Brooklyn, portando nuovamente i lettori nel mondo di Eilis Lacey, ora Eilis Fiorello. Ambientato circa vent’anni dopo gli eventi del primo libro, “Long Island” si distingue per la sua profondità narrativa e per la capacità di Tóibín di tratteggiare personaggi complessi e realistici.
Sinossi de “Long Island” di Colm Toibin
Fin dalle prime pagine, il romanzo si apre con un colpo di scena: un uomo sconosciuto si presenta alla porta di Eilis Lacey, rivelandole che suo marito Tony ha avuto una relazione extraconiugale e che la sua amante aspetta un figlio. La notizia sconvolge Eilis e la spinge a riconsiderare la sua vita e il suo matrimonio, portandola a tornare nella natia Enniscorthy, in Irlanda, con i suoi due figli per festeggiare l’ottantesimo compleanno della madre. Questo ritorno non è solo un rifugio temporaneo, ma diventa un’occasione per confrontarsi con il passato, i ricordi e le scelte fatte.
La recensione di Long Island
Uno degli elementi più apprezzati è sicuramente la capacità dell’autore di dipingere i dettagli della vita quotidiana con estrema sensibilità, offrendo uno sguardo intimo sulle relazioni familiari. I conflitti tra Eilis e la suocera Francesca, così come il difficile rapporto con la madre autoritaria, aggiungono spessore al personaggio principale. Le dinamiche con i vecchi amici di Enniscorthy, tra cui Nancy e Jim, l’ex fiamma mai dimenticata, arricchiscono ulteriormente la narrazione.
Lo stile dell’autore rimane raffinato e minimalista, con dialoghi carichi di sottintesi e silenzi significativi. Questo approccio, per alcuni lettori, rende la storia più realistica e coinvolgente, mentre per altri può risultare frustrante, in quanto le emozioni dei personaggi spesso rimangono sotto la superficie senza mai esplodere in veri e propri confronti drammatici.
Un aspetto che divide è il ritmo del romanzo, per molti il testo è un capolavoro di sottigliezza e introspezione, altri ritengono che la storia avrebbe potuto svilupparsi in modo più incisivo, soprattutto nel finale, che lascia molte questioni irrisolte. Il libro non fornisce risposte definitive sul futuro di Eilis, ma lascia il lettore con la sensazione che, nonostante tutto, la vita continui con il suo carico di incertezze e compromessi.
Non mancano riferimenti ai cambiamenti sociali dell’Irlanda degli anni ’70, con un paese che inizia a modernizzarsi ma che mantiene ancora forti legami con le tradizioni e il giudizio della comunità. Questo contrasto tra vecchio e nuovo si riflette anche nei personaggi, che si trovano a dover scegliere tra stabilità e desiderio di cambiamento.
Long Island è un bel romanzo, pur lasciando il desiderio di un maggiore sviluppo narrativo; la capacità di Tóibín di esplorare le complessità delle relazioni umane rimane il punto di forza dell’opera, confermandolo come uno degli autori più raffinati della sua generazione. Se Brooklyn aveva lasciato il lettore con una storia di scelte difficili e destini incerti, Long Island prosegue su questa linea, offrendo un ritratto sincero e malinconico di una donna che cerca ancora di capire quale sia il suo posto nel mondo.