Ultimo aggiornamento: 16/04/2024
Livelli più elevati di grasso viscerale, detto anche grasso intra-addominale – quello che circonda gli organi interni – sarebbero collegati allo sviluppo della malattia di Alzheimer. Questo è quanto emerge da una nuova ricerca che sarà presentata durante l’incontro annuale della Radiological Society of North America (RSNA) che si terrà il prossimo il 26 novembre.
“Questo studio evidenzia un meccanismo chiave attraverso il quale il grasso nascosto può aumentare il rischio di malattia di Alzheimer… Mostra che tali cambiamenti cerebrali si verificano già all’età di 50 anni, in media, fino a 15 anni prima che compaiano i primi sintomi di perdita di memoria dell’Alzheimer”, ha dichiarato in una nota il co-autore dello studio Cyrus A. Raji, professore associato di radiologia e neurologia, e direttore di imaging a risonanza neuromagnetica presso l’Istituto di Radiologia Mallinckrodt (MIR) presso la Scuola di Medicina dell’Università di Washington a St. Louis, nel Missouri.
L’ Alzheimer influisce sul funzionamento del cervello, portando allo sviluppo della demenza, la malattia è associata all’accumulo di proteine chiamate amiloide e tau, proteine che si aggregano in strutture in grado di danneggiare e ostruire il funzionamento del cervello.
I ricercatori hanno indagato il legame tra l’assorbimento di amiloide e tau nelle scansioni PET, nonché le risonanze magnetiche del cervello che misurano lo spessore delle aree cerebrali colpite dall’Alzheimer, considerando fattori come l’indice di massa corporea (BMI), l’obesità, la resistenza all’insulina, il grasso sottocutaneo (sotto la pelle) e i livelli di grasso viscerale in 54 partecipanti sani con età compresa tra i 40 e i 60 anni. I partecipanti hanno fatto registrare un BMI medio di 32. I livelli di grasso viscerale sono stati misurati utilizzando la risonanza magnetica addominale. Solo 32 dei partecipanti hanno effettuato le scansioni PET.
Gli studiosi hanno scoperto che un maggiore assorbimento di amiloide nella corteccia del precuneo, una regione cerebrale colpita precocemente dalla patologia amiloide nell’Alzheimer, era legato a un rapporto più alto tra grasso viscerale e sottocutaneo, con un dato più accentuato tra gli uomini rispetto alle donne. La ricerca ha appurato che livelli più alti di grasso viscerale erano collegati a un aumento dell’infiammazione cerebrale.
“Ci sono state altre ricerche che collegano il Bmi con l’atrofia cerebrale o con un maggio rischio di demenza, nessuna di queste ricerche però ha messo in collegamento un tipo specifico di grasso alla proteina dell’Alzheimer in persone cognitivamente normali”, spiega Mahsa Dolatshah, altra autrice dello studio, che continua: “Le secrezioni infiammatorie del grasso viscerale, in contrapposizione agli effetti potenzialmente protettivi del grasso sottocutaneo, possono portare all’infiammazione nel cervello, uno dei principali meccanismi che contribuiscono all’Alzheimer”. Gli autori della ricerca sperano che la nuova ricerca possa essere d’aiuto per diagnosticare l’Alzheimer molto prima della sua reale comparsa. Fonte
Foto di apertura Gerd Altmann da Pixabay