Una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Alzheimer’s & Dementia dimostra che una sostanza presente in alimenti come melograni, fragole e noci può ripristinare la capacità di rilevare e rimuovere le cellule danneggiate nei topi usati come modello della malattia di Alzheimer.
Lo studio ha indagato l’effetto dell’urolitina A sull’Alzheimer e i suoi meccanismi d’azione. L’urolitina A è un metabolita microbiale del tratto gastrointestinale derivato dall’acido ellagico, presente in alimenti come pomodori, melograni e noci, ed è stato dimostrato che è in grado di stimolare la mitofagia, un processo cellulare fondamentale per la rimozione dei mitocondri danneggiati.
Gli autori della ricerca, guidati dal prof. Yujun Hou, appartengono a diverse istituzioni internazionali, tra cui l’Istituto per la Medicina Rigenerativa di Shanghai e il National Institute on Aging di Baltimora. Lo stesso gruppo di ricerca aveva precedentemente scoperto che una forma di vitamina B3, chiamata nicotinamide riboside (NR), aiuta a rimuovere i mitocondri danneggiati dal cervello.
“Molti pazienti con malattie neurodegenerative sperimentano una disfunzione mitocondriale, nota anche come mitofagia. Ciò significa che il cervello ha difficoltà a rimuovere i mitocondri deboli, che quindi si accumulano e influenzano la funzione cerebrale”, ha affermato Vilhelm Bohr, biochimico dell’Università di Copenaghen, aggiungendo: “Se si riesce a stimolare il processo mitofagico, rimuovendo i mitocondri deboli, noteremo risultati molto positivi”.
I poteri dell’urolitina A
I ricercatori hanno scoperto che i topi usati come modello della malattia di Alzheimer, a cui era stato somministrato un trattamento a lungo termine con urolitina A, avevano capacità migliorate di apprendimento, memoria e senso dell’olfatto. Inoltre, il trattamento con urolitina A modulerebbe le risposte immunitarie e altri percorsi fisiologici.
Integratori come questo non necessariamente prevengono o curano malattie come l’Alzheimer, ma ricerche come questa suggeriscono che potrebbero aiutare il corpo a continuare a ripulire i crescenti cumuli di detriti molecolari, rallentando potenzialmente la progressione della malattia.
Poiché i risultati sono basati sui topi, non possiamo essere certi che l’urolitina A avrà gli stessi effetti sul cervello umano finché non proseguiranno gli studi clinici. Né si può concludere che aggiungere semi di melograno e fragole ai cereali avrà un impatto significativo sulla salute cognitiva. Tuttavia, i ricercatori si sentono abbastanza sicuri da continuare a effettuare ulteriori ricerche.
“Anche se lo studio è stato condotto su modelli murini, le prospettive sono positive”, affermano i ricercatori.